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4 domande (di 100) che da ex ricercatore farei a soundreef.

Nel 2011 - quando ero un ricercatore -  per la prima volta mi trovai difronte a soundreef. Analizzammo il caso da un punto di vista normativo poiché questa società intermediava diritto d’autore in Italia in barba alla normativa nazionale e all'epoca la direttiva Barnier non esisteva affatto. In questi 6 anni questa società si è fatta strada raccogliendo probabilmente il malcontento - soprattutto degli utilizzatori - sfruttando l’incapacità, tutta italiana, di saper comprendere l’importanza della tutela del diritto d’autore e tutto ciò che ne gravita attorno in modo diretto da Autori ed Editori; sfruttando questa “ignoranza” probabilmente si sono fatti strada. 

La cosa che mi incuriosì all'epoca e ancor più oggi, viste le accuse sulla ripartizione nei confronti della Società Italiana degli Autori ed Editori (il cui meccanismo di ripartizione è qui reperibile e pubblico ancorché stabilito proprio dagli autori ed editori), è proprio il loro tanto brandito sistema analitico. A me qualcosa non torna. 

Per chi ancora non lo sapesse la collecting inglese (che poi concentra difatti tutta la sua attività di marketing in Italia), attraverso il suo sito internet (a cui chiunque può aderire ed inviare i propri brani musicali), provvede a diffondere musica negli esercizi commerciali solo tramite una connessione internet – questo è il servizio di punta. Dopodiché soundreef ripartisce parte dei soldi (provvigioni escluse) in modo analitico sulla base delle volte che un brano viene ascoltato. Tuttavia le Playlist sono per la quasi totalità dei casi automatiche (cfr grande distribuzione che non seleziona il singolo brano) in cui l’utente sceglie solo il genere musicale - anche perché cosa vuoi scegliere se sono maggiormente "autori" sconosciuti? Dunque mi vengo spontanee alcune domande: 1) da chi viene decisa la frequenza di volte che viene trasmesso il brano di un autore (e quindi remunerato)? 2) soundreef vende un servizio device (come Sony Entertainment, YouTube, Spotify) o intermedia diritti? Non è un conflitto essere collecting, editore, music provider, etc.?  3) soundreef potrebbe stabilire se passare più brani al posto di altri veicolando i compensi solo su un certo numero e tipo di artisti. Perché? 4) sulla base di quale algoritmo viene conteggiato nell'account di un artista il singolo compenso e chi, sopratutto, lo certifica? Se soundreef sostiene che il mio brano è stato diffuso per esempio 10 volte quale ente, certificato o organismo può verificare o controllare che effettivamente sia cosi e che non sia stato diffuso per esempio 50 volte?

Qualche tempo fa mi ha incuriosito il post di un iscritto soundreef il quale sostanzialmente lamentava che i due suoi brani di punta erano stati cancellati dalla playlist online poiché “offensivi” (in realtà usavano senza pregiudizi la parola DIO), ma nonostante questo i due brani venivano diffusi ancora nei negozi aderenti al servizio (sapendo anche indicare luoghi e orari) ma lui non stava ricevendo alcun compenso poiché i brani risultano cancellati e ovviamente ora l’autore chiede i suoi SOLDI. La risposta di soundreef è che possono inibire brani ritenuti offensivi nei 20 paesi in cui operano, chiaro, ma i suoi soldi, visto che testimonia che in realtà vengono trasmessi, dove sono?

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